Oltre il velo di Maya

Infinite suggestioni cromatiche si materializzano nella creazione celata nel termine māyā.
Prima di addentrarci nelle trame pittorica dell'opera occorre risalire alla sua etimologia. Māyā è un sostantivo femminile che ricorre nelle dottrine filosofiche e religiose dell'antica india, il cui significato è "creazione" delle parvenze fenomeniche e quindi una sorta di "illusione", ricollegandosi anche alla teoria del Velo di Maya di Arthur Schopenhauer, il velo illusorio "che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che agli prende per un serpente”.
Nei testi sanscriti la sua accezione è allusoria al potere materiale di cui il mondo è plasmato.
Ci immergiamo, quindi, nel vortice cromatico dell'opera, dove l'artista ha dato corpo alla materia cromatica assemblando il colore con la forza della spatola.
Jasmine Di Benedetto vuole conferire quell'assetto materico che ingloba l'occhio dell'osservatore al fine di ricondurlo alle proprie radici, a quel momento della creazione primordiale, oltre le illusioni del mondo contemporaneo.
una creazione che, come indica il termine, presenta una duplice sfaccettatura riconducendoci all'origine, alle radici, a quel momento in cui l'essenza viale si instaura nell'entità umana. Una seconda valenza è quella della creazione materiale del mondo, un "Big bang" materico dove il colore si fa portavoce delle intense suggestioni che hanno articolato le mani dell'artista.
Un'intensa poetica artistica in grado di suggellare quel rapporto fra spirito ed essenza fisica, che converge in una trasposizione artistica mediante lo studio astratto del gesto pittorico.
L'opera riesce a risvegliare l'essenza umana, il gesto pittorico è frutto di un'attenta indagine sul proprio io, in cui l'artista riesce ad astrarre il pensiero concretizzarlo in materia cromatica divenendo infine, la vibrarzione del cuore pulsante dell'osservatore.

Dott.ssa Elisabetta La Rosa
Storica dell'arte