Forte, intenso, pragmatico è il pensiero artistico di Riccardo Marri. L'arte è un’esigenza quell’impulso primordiale che libra le sensazioni inconsce dell’artista facendole diventare materia tangibile mediante la voce narrante del colore che si fa il veicolo delle sue più intime emozioni e sensazioni sulla vita. È un viaggio alla scoperta del proprio Io, un’avventura che conduce verso la conoscenza del sé, l’esperienza sinestetica che stimola i cinque sensi del fruitore.
Il colore si articola mediante l’astrazione geometrica, apice di quei pensieri in divenire che caratterizzano il gesto artistico di Riccardo. Si alternano, in gran parte della sua produzione artistica, la contrapposizione del linearismo dello spazio - che verte in una frammentazione geometrica- alla “gettatezza” cromatica dove il colore – gettato sul supporto - diventa un impulso, il veicolo con cui l’artista narra le vicissitudini della vita.
Tecnicamente, nelle opere di carattere astratto, si noti come l’artista abbia voluto richiamare quel dinamismo vibrante dell’espressionismo astratto dove il colore sembra esser lasciato gocciolare sul supporto, assumendo la valenza psicologica del lasciar defluire il subconscio, libero dalle sovrastrutture mentali.
L’artista entra in contatto con la tela mediante un processo fenomenologico che vede il connubio fra mente e spirito, sfociando in un’istanza che verte al superamento della dimensione tangibile della realtà, giungendo in quei luoghi della mente a cui solo l’arte può arrivare e dove l’artista approda mediante l’elaborazione geometrica che verte al sollevamento del “velo di Maya”- alludendo alla filosofia Schopenhaueriana - , puntando al risveglio della propria anima.